Google e privacy è una coppia da approfondire. Spesso si parla del colosso del web e della sua capacità di fornire servizi molto utili. Si apprezza questa caratteristica ma come vengono pagati? Per tutti sono gratis per cui sono ancora più graditi. Alcuni, invece, notano che la moneta di scambio è la nostra identità.
L’esperienza quotidiana ci porta a pensare ad un uso molto intenso dei servizi di Google:
Se poi abbiamo un nostro sito web, Analytics ci permette di verificare se è più o meno visitato, Pagespeed se è più o meno veloce.
Tutti questi servizi sono utili e, per qualcuno, indispensabili. Google per fornirli ottiene i nostri dati:
Tutte queste informazioni sono estremamente utili a chi basa la sua attività sulla vendita di spazi pubblicitari agli inserzionisti.
Cerchiamo un cappello quindi
Mentre stiamo continuando a navigare, sulle pagine visitate appaiono annunci su altri cappelli e negozi che li vendono.
Come mai? Perchè è stata memorizzata la nostra intenzione di acquisto e, dopo accurata elaborazione, si è proposto all’utente ciò che a lui può interessare (e agli inserzionisti convenire).
Il nuovo regolamento sul trattamento dei dati personali, GDPR, vuole vietare tutto questo e impedire a Google di sviluppare il suo business e agli utenti di fruire di questi utili servizi? Assolutamente no.
Il GDPR si può dire che è stato pensato e scritto con 1 principio cardine: fiducia nella società dell’informazione. Senza di essa non si può realizzare una reale libera circolazione delle informazioni.
Per costruire la fiducia descritta, infatti, occorrono 2 elementi fondamentali
Come si può spiegare tutto questo? Partiamo dalla multa che il CNIL (il Garante per la privacy francese) ha combinato a Google per le sue attività in Francia.
Le motivazioni della sanzione sono state (in figura 1 il sottotitolo del sito del CNIL che ne dà notizia) :
Figura 1: CNIL multa Google per violazione del GDPR
Per capire meglio vediamo un esempio tratto dalla vita quotidiana:
visitiamo un sito e, appena si carica la pagina, esce il banner (dei cookie). Esso ci avvisa che, se continuiamo a visionare i contenuti, accettiamo implicitamente il trattamento dei dati che è espresso nell’informativa privacy di cui riporta il link. Alternativa è cliccare su “Accetta”.
L’utente comune clicca sul tasto e, da allora, i suoi dati vengono ceduti a Google e ad altre aziende (l’elenco è nell’informativa) e trattate dal proprietario del sito per le finalità che spiega nello stesso documento.
Qualcuno (una reale minoranza) clicca sull’informativa e inizia a leggere la prima pagina. A quel punto ha 2 difficoltà
Per questo motivo, generalmente, anche quest’ultimo clicca sul tasto e prosegue nella navigazione.
Questo è scegliere consapevolmente? Credo che si possa affermare che non lo è
Il GDPR, a tal proposito, è molto chiaro: l’informativa deve essere
Il CNIL, tra l’altro, ha multato Google proprio perchè
Google e privacy è, a mio avviso, un caso emblematico dell’attualità della tutela delle persone fisiche e della loro identità digitale (costituita dai dati).
Il CNIL non ha multato l’azienda di Mountain View perchè trattava le informazioni personali dei suoi utenti. Le pecche erano:
Se dunque si consente al nostro visitatore del sito o cliente di
si consentirà a lui di scegliere consapevolmente e, di conseguenza, di poter accrescere la fiducia nei protagonisti dell’economia digitale.
Portata su scala mondiale tale crescita è un vantaggio per tutti.
Per discuterne o per informazioni su come adeguarsi al GDPR e cosa prevede potete contattarmi alla pagina dei Contatti
Massimo Petrucci, esperto di lead generation ci racconta gli imprenditori usano sito web e email…
Massimo Petrucci, esperto di lead generation, ci chiarirà come è vissuto il rapporto tra GDPR…
Adempimenti GDPR per le PMI: quali sono, come devono essere svolti? Ne parlo in questo…
Informarsi sul GDPR, attività che non permette fake news o sentito dire ma richiede fonti…
Raccolta e conservazione dei dati, come si fanno e come andrebbero fatte. Ne parlo in…
Adeguamento al GDPR, e se non lo faccio? E' una domanda che mi pongono e…